esempio di blackwater
blackwater con caracidi

Blackwater e Biotopo

Quando parliamo di “blackwater” immaginiamo subito un acquario caratterizzato da un’ acqua di colorazione ambrata più o meno intensa. A queste due parole associamo immediatamente il termine
“biotopo” ed il termine “amazzonico”. I puristi di queste due parole inizierebbero a scalpitare e ciò è dovuto a due motivi che vi dirò subito.


Il biotopo rappresenta un ecosistema complesso dove vivono determinate specie di animali e piante. In particolare un biotopo rappresenta un particolare ecosistema la cui area può essere anche piccola, ben circoscritta, ed è caratterizzata da fattori abiotici come il terreno e le acque di cui fanno parte con caratteristiche chimico fisiche ben definite come la temperatura, la luce, l’ umidità ed i valori di acidità e durezza sia dei terreni che delle acque. A questi si aggiungono i fattori biotici ovvero gli organismi viventi in quella determinata area (batteri, funghi, animali e piante) che sono in stretta relazione con i fattori abiotici che caratterizzano il biotopo.


La creazione di un biotopo in acquario è impossibile da ottenere proprio per la complessità dell’ ecosistema ma noi dobbiamo svincolarci da questa definizione purista del termine e pensare al biotopo acquario come la realizzazione in acquario di un determinato ambiente che andrà ad ospitare piante e pesci di una particolare zona geograficamente più o meno estesa. Anche il layout deve rispettare questa regola.

Come vi dicevo prima associare al blackwater un biotopo in stile amazzonico è riduttivo perché abbiamo altri interessanti esempi di biotopo come quelli del sud est asiatico o quelli australiani anche se i sud americani sono i più diffusi nell’acquaristica. I biotopi, non solo quelli dedicati alle acque scure tropicali, ma anche ai corsi dei fiumi europei e di altri continenti, hanno raggiunto un tale interesse nel mondo degli hobbisti che da quasi 12 anni si tiene annualmente il contest internazionale BADC (Biotope Aquarium Design Contest).


Dopo questa bella premessa focalizziamoci sul blackwater che, come vi ho detto, trova espressione non solo nel grande bacino amazzonico ma anche nei numerosi paesi ed isole del sud est asiatico ed in Australia, ma il primo resta sempre il più gettonato tra gli acquariofili.
Tenete presente che il solo bacino amazzonico è talmente vasto, circa 7 milioni di Km2 (23 volte la superficie dell’ Italia) da presentare un’ eterogeneità delle acque incredibile: nere e cristalline, nere e torbide, bianche con molto materiale in sospensione o di una limpidezza cristallina da far invidia alle nostre vasche in cristallo extrachiaro.
Focalizzeremo la nostra attenzione sui blackwater con acque limpide.

E’ bene sapere che se molti blackwater presentano una scarsa o totale assenza delle piante, l’ acqua scura, la lettiera di foglie e le condizioni chimiche dell’ acqua non sono alla portata di tutti. La possibilità di creare dei layout semplici ma nello stesso tempo straordinari permettono di ottenere vasche incredibilmente belle ed affascinanti. La gestione della chimica dell’ acqua ci impegnerà, ma sarà ampiamente ricompensata da una vasca fuori dal comune. Un blackwater è un progetto che trovo molto stimolante e divertente nel condurre, e saprà darvi grandi soddisfazioni.
La colorazione è data dalla presenza di acidi fulvici scaricati in acqua dalle numerose foglie che cadono dagli alberi formando enormi e spesse lettiere, che oltre a conferire una colorazione particolare, influiscono sensibilmente sul pH a causa degli ioni idrogeno rilasciati da questi acidi naturali di natura organica.

esempio di blackwater

Si tratta generalmente di acidi diprotici poiché rilasciano due atomi di ioni idrogeno per ogni molecola. La bassa presenza di elettroliti legati alla natura geochimica e petrografica delle regioni sorgenti
delle acque conferiscono una durezza carbonatica molto bassa, spesso prossime allo 0 dKH, bassa durezza totale e povere di nutrienti inorganici al punto che la conducibilità può raggiungere valori di poche decine di µS.
La tendenza sarebbe quindi quella di riprodurre in vasca i valori di pH e durezza simili a quelli naturali ma poiché la quasi totalità dei pesci oggi sul mercato provengono da centri di riproduzione ed
allevamento europei e non solo asiatici possiamo evitare la gestione spinta di questi parametri puntando su valori più “maneggevoli” fatto salvo l’ opportunità di poter ospitare specie d’importazione diretta per le quali il rispetto dei valori chimici è d’obbligo. Comunque nessun pesce della grande famiglia dei characidae come le numerose specie dei tetra o della famiglia dei cichlidae o degli osphronemidae o dei cyprinidae si offenderanno e/o soffriranno se tenuti a vivere a quei valori di pH e durezza che forse geneticamente non hanno ancora dimenticato.


Moltissime varietà di caracidi ma anche gli stessi piccoli ciclidi amazzonici assumono in acque acide una colorazione più intensa messa in risalto anche dal colore ambrato dell’ acqua. Inoltre l’ambiente acido protegge maggiormente i pesci da eventuali malattie.


Ritornando al nostro blackwater “amazzonico” l’ idea è quella di simulare la chimica di queste acque senza estremizzarla e tenendo conto del layout che vogliamo costruire. La fase della progettazione è estremamente importante perché condizionerà determinate scelte.
Se puntiamo su un’ acqua molto scura abbandoniamo l’ idea delle piante ad eccezione delle galleggianti sempre raccomandate in vasca e puntiamo su un arredo fatto di rocce granitiche resistenti alla corrosione chimica ambientale, radici, fondo sabbioso di basso spessore e tante, tantissime foglie che dovranno costituire una lettiera organica di buon spessore. Potete usare foglie di catappa, di latifoglie come quelle di quercia, qualche foglia di palma se lo spazio ve lo contente.

foglie secche nel blackwater

Saranno esse a colorare l’ acqua del vostro acquario ed a rilasciare i preziosi acidi fulvici. Poiché l’ acqua deve avere una conduttività molto bassa evitate assolutamente l’ acqua di rete affidandovi alla
sola acqua osmotica. Al fine di consentire agli acidi umici una buona acidificazione i valori della durezza carbonatica (KH) devono essere inferiore a 1, meglio se 0. Anche se la durezza totale non influisce
sul KH nelle acque naturali questo valore è molto vicino o di poco superiore al KH. Nella preparazione dell’ acqua sconsiglio l’ uso della torba attiva perchè rischiamo di acidificare troppo l’ acqua vista l’assenza di attività tampone (KH 0). Qualora vogliate spingere con la colorazione scura per esaltare maggiormente la colorazione di pesci come i neon o i cardinalis o di altri pesci amazzonici potete
ricorrere agli estratti di Rooibos che potete trovare nelle erboristerie e nei supermercati. Il rooibos rispetto al thè ha il vantaggio di non scaricare in acqua la teina. Tenete presente che la teina e la caffeina
sono la stessa sostanza, un alcaloide con potere eccitante.
Mettete in infusione 12 gr. di rooibos in 1 o 2 litri di acqua e portatela ad ebollizione per una decina di minuti. Dopo il raffreddamento filtrate l’ infuso ed aggiungetelo alla vasca sino a raggiungere la colorazione desiderata. Come già accennato prima l’uso di questo infuso non interferirà sui valori di pH e durezze.
Quando effettuate un cambio parziale è importante aggiungere nuove foglie di catappa, quercia ed altre latifoglie per mantenere il pH su valori acidi.
Nella preparazione del fondo sarebbe utile mettere prima della sabbia un attivatore batterico specifico per il fondo.
Se l’ allestimento del vostro blackwater prevede l’ uso delle piante potete ricorrere alla grande famiglia degli echinodorus inserendo nel fondo oltre all’ attivatore batterico anche un sottofondo fertile o
delle tabs evitando di ricorrere alla fertilizzazione in colonna che andrebbe ad aumentare la conducibilità dell’ acqua.

Unico fertilizzante da usare in colonna è il potassio ma non superate i 5 mg/L visto che questo elemento tende ad alzare la conducibilità più di qualsiasi altro nutriente. La presenza delle piante vi obbliga
ovviamente a non spingere troppo sulla colorazione scura.

L’ uso di piante galleggianti oltre a rendere più naturale e wild il layout aiutano a rimuovere i prodotti derivanti dal catabolismo del materiale organico. A tal proposito raccomando d’ inserire in vasca il limnobium laevigatum.

limnobium laevigatum come pianta nel blackwater
myriophillum nel blackwater

Se invece non volete rinunciare ad un acquario piantumato oltre agli echinodorus potete inserire il myriophyllum matogrossense ed il brasiliensis.
Discorso a parte merita il m. tuberculatum che si avvantaggia nel vivere in acque estremamente leggere, quindi con un GH bassissimo ma dovremmo essere molto generosi con l’ illuminazione e quindi usare un’ acqua solo leggermente ambrata. Inoltre non può mancare la fertilizzazione con il fosfato da portare ad almeno 1 mg/L.

Un’ alternativa sono tutte le piante sciafile (anubias, muschi, felci compreso il bolbitis heudelotii) anche se alcune di queste non rientrano nelle piante che ritroviamo nei bacini amazzonici ma che possiamo trovare in quelli asiatici o africani.
Per quanto riguarda l’ illuminazione di un blackwater vanno benissimo plafoniere LED con una temperatura di colore compresa tra i 4000 ed i 6500 K e con un rapporto lumen/L non superiore a
40.
Fornire dei parametri chimico fisici per un blackwater è quanto mai arduo per l’ eterogeneità degli habitat e giusto per farvi alcuni esempi abbiamo:

Acque di palude di torba vicino a Su-ngai Kolok, città al confine tra Thailandia e Malesia

Acqua molto scura
pH 3,5 – 4,5
µS < 15
Temperatura 24/28 °C
KH 0
GH 0

Insenatura nella foresta allagata nel Paraná Ataú, Brasile

Acqua parzialmente ambrata
pH 5,5
µS < 80
Temperatura 25/26 °C
KH <1
GH <1

Cano Aguijon affluente del fiume Inírida, Colombia

Acqua debolmente ambrata
pH 5,9
µS < 30
Temperatura 28°C
KH <1
GH <3

Un compromesso facilmente gestibile in acquario potrebbe essere:

pH 6.0 -6.5 max
µS < 100
Temperatura 26 °C
KH 0
GH max 3 dGH

Nella gestione “chimica” di un blackwater sono utili il test del pH (meglio usare un pHmetro digitale), i test della durezza KH e GH ed il test per l’ ammonio ed i nitriti per monitorare periodicamente l’efficacia del filtraggio biologico che contribuisce anch’ esso anche se marginalmente a tenere un pH su valori acidi.
Un controllo ogni due/tre settimane nei primi mesi sono sufficienti poi potete allungare i tempi.
I cambi parziali possono essere distanziati ogni 3 settimane operando una sostituzione del 25-30%. Solo acqua osmotica con aggiunta di qualche nuova foglia di catappa per mantenere il pH su valori acidi.

Quali pesci nel Blackwater?

Sempre limitandosi alle acque amazzoniche la scelta dei pesci è molto ampia:
Discus
Scalari
Tetra (la maggior parte delle specie)
Plecostomi
Carnegiella strigata
Corydoras (la maggior parte delle specie)
Ram (se il pH non è troppo basso)
Apistogramma
Altri ciclidi sud americani (se il pH non è troppo basso)


Bibliografia

Water chemistry of the Amazon basin: The distribution of chemical elements among freshwaters – K. Furch -1984

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