Le caridine davidii e cantonensis- Parte 4

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caridine davidii e cantonensis

Fertilizzazione e classificazione

caridina davidii

Fertilizzazione

Nella Parte 3 abbiamo visto che le caridine ed in particolare le cantonensis sono molto sensibili alle sostanze, e quindi nella fertilizzazione dobbiamo porre una maggiore cautela rispetto a quanto operiamo con un comune acquario abitato da pesci.

Nella costruzione del layout ed in particolare nella scelta delle piante i muschi, i microsorum, le bucephalandre e le anubias sono quelle elettive perché impegnano poco dal punto di vista della fertilizzazione; è sufficiente aggiungere solo un pò di potassio (K).

Abbiamo anche visto che con alcuni accorgimenti possiamo ridurre ulteriormente l’ impatto già di suo poco inquinante cibando con attenzione i gamberetti (usare i piattini e gli spiedini di legno per dare le verdure sbollentate in modo da rimuovere il tutto nei tempi già suggeriti).

Ma se vogliamo realizzare vasche dove non riusciamo a reprimere la voglia del nostro essere giardinieri perfetti e quindi di puntare su piante esigenti cosa possiamo fare ? Possiamo utilizzare un protocollo completo ? Possiamo usare i microelementi (Fe e altri) che sono quelli più a rischio di utilizzo per la salute delle caridine ? La risposta è SI.

Quello che ieri era improponibile oggi è possibile grazie alla chelazione dei microelementi.

 Poichè dobbiamo tenere i fertilizzanti a concentrazioni basse ma efficaci la regola è fertilizzare giornalmente con piccoli dosaggi piuttosto che fare un carico settimanale.

I NO3 possono arrivare sino a 5 mg/L senza problemi e considerato il basso impatto organico è facile trovarsi nella necessità di aggiungerli ma non superate i 5 ppm.

I PO4 ugualmente vengono prodotti dal catabolismo di tutto ciò che è organico in vasca e le basse quantità richieste non comportano problemi particolari. Non superare i 0,2 mg/L

Il K va inserito e quindi interveniamo con dosaggi non superiori a 1 mg/L giornaliero somministrato a giorni alterni

Fe e altri micro: questi sono il punto dolente ma la moderna fertilizzazione ci viene incontro fornendoci fertilizzanti complessati con chelanti organici che migliorano notevolmente la tollerabilità rispetto al Fe libero.

Nella scelta dei fertilizzanti a base di micro quelli complessati con EDTA vanno bene solo per le caridine cantonensis in quanto l’ ambiente acido in cui vivono (ph 6.0 – 6.5) garantisce una buona stabilità del chelante. Diversamente per le caridine davidii che prediligono acque leggermente alcaline è meglio ricorrere a fertilizzanti che impiegano una miscela di chelanti che presentano una elevata stabilità in ambiente sia acido che basico come HEEDTA, DTPA, NTA. Quindi prima di procedere all’acquisto cercate sui siti internet la composizione di questi fertilizzanti. Ovviamente i micro chelati con miscele di chelanti vanno altrettanto bene per le cantonensis. Non superare i 0,1 mg/L

E’ bene evitare l’ uso della CO2 in quanto questi animali vivono in acque molto ossigenate ma non c’è una preclusione totale. Cercate di non superare i 10 ppm di anidride carbonica in vasca solo se avete piante avide di carbonio inorganico (piante da prato come h. callitricoides cuba, m. Montecarlo, glossostigma elatinoides e e. acicularis) .

Il cambio di acqua è fondamentale con una frequenza settimanale ed un volume pari al 25/30% del volume netto della vasca per evitare il rischio anche più lontano di accumulo. Ricordo ancora una volta che nel cambio parziale l’ acqua va tassativamente ricostruita dal punto di vista minerale con prodotti specifici per i gamberetti agli stessi valori di quelli in vasca e fare un reintegro del volume lentamente. Tutto questo per qualcuno può rappresentare un eccesso di zelo ma la cautela per le caridine non è mai troppa.

Classificazione

Descrivere l’ albero genealogico di una caridina non è cosa semplice. Esso si differenzia tra davidii e cantonensis. Nelle prime sono da evitare gli incroci in quanto comportano una regressione genetica sino ad arrivare alla wild dal colore grigio trasparente e con piccole macchie.

Se proprio ci vogliamo divertire a vedere quello che succede nell’ evoluzione o meglio nella involuzione dei colori prendiamo gli “scarti” ovvero quelle che presentano una colorazione sbiadita e non uniforme e mettiamole in un caridinaio a parte.

La legge di Mendel ci dice che in un incrocio tra individui che differiscono tra loro per due o più caratteri, le coppie di alleli (geni) di ogni carattere vengono ereditate in maniera indipendente.

Questo significa che anche tra due campioni di purezza possono nascere alcuni individui con caratteri regressivi … gli “scarti”.

Lontano da me impartire lezioni di genetica in quanto mi muoverei in un campo minato pronto ad esplodere ad ogni rigo di scrittura ma un minimo d’ informazione la vorrei fornire sulla base di una delle tante tabelle sulla classificazione delle caridine e della loro linea genetica.

 Tutto parte dalla wild che può presentare dei caratteri genetici che le conferiscono alcuni punti di colorazione diversa l’ una dalle altre.

neocaridina davidii wild con caratteri rossi
neocaridina redcherry

 La ulteriore selezione porta ad una colorazione più intensa ed uniforme, la neocaridina davidii sakura

neocaridina davidii red sakura

 Da questa caridina parte una esplosione di varietà dal rosso sempre più intenso e compatto (la famiglia delle fire red). Giusto per complicare la vita questa famiglia a sua volta presenta dei caratteri o meglio dei pattern diversi (diversi disegni morfologici) che vengono denominati con la lettera S. Quindi abbiamo le fire red di grado S o SS.

neocaridina red rili

Sempre dalla red cherry operando selezioni si arriva alle red rili che a sua volta portano alle blue rili e blue jelly.

Se pensate che fosse finita vi siete sbagliati. La nostra red cherry è un vero concentrato di geni e di sorprese quindi abbiamo altri rami, le orange da cui seguono le varietà green oppure le orange neon e sakura.


Da quest’ altra varietà wild discendono nelle varie successioni le blue carbon rili di grado A da cui si arriva alla blue velvet o alla carbon rili gold black.

neocaridina blue fairy alto grado
 neocaridina carbon rili gold black

Altro ramo genealogico è quello della neocaridina davidii palmata da cui discendono le white pearl e le blue pearl.

Da un altra wild si sono ottenute le yellow (rili, neon e sakura) e una varietà di green più tenue di colore rispetto a quelle discendenti dalla poliedrica red cherry.

neocaridina palmata.
 neocaridina white pearl

 La tabella riassume in modo schematico le varietà wild e le loro coloratissime discendenze.

varietà di caridine davidii e cantonensis

Non meno semplice è la situazione delle caridine cantonensis tra l’ altro complicata dal fatto che mentre le davidii della stessa selezione vanno in regressione genetica per le cantonensis questo non succede e molte selezioni possono accoppiarsi tra loro dando origine a diverse colorazioni e pattern. In parole povere la situazione si complica.

 Le cantonensis spesso vengono indicate con delle sigle che tengono conto del pattern e quindi del disegno ma non del colore. All’ interno di una selezione troviamo quelle a basso grado indicate con la “C” (internazionale) o K0 (tedesca) sino ad arrivare a quelle ad alto grado “SSSS” o K14. Quanto il grado è più alto minore è il numero di pattern rilevabili.

schema caridine cantonensis

Vi risparmio e risparmio a me stesso un’ analisi dettagliata come ho fatto con le davidii. Con un pò di pazienza ed attenzione potete

analizzare la flow chart di sopra.

compatibilità tra caridine cantonensis e davidii

Tenete presente che la classificazione è fatta sulla base del fenotipo ovvero del colore e del pattern ma solo una classificazione fatta sul genotipo ovvero sul corredo genetico può darci la reale classificazione e soprattutto il potenziale derivante dai possibili incroci. Nella tabella precedente potete osservare quali specie di caridine si possono accoppiare.

Se volete dedicare un piccolo spazio nella vostra casa per una vasca non negatevi il piacere di allevare questi simpaticissimi animali.



Caridine davidii e cantonensis PARTE 1

Caridine davidii e cantonensis PARTE 2

Caridine davidii e cantonensis PARTE 3

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