Ichthyophthirius multifiliis : la malattia dei “puntini bianchi”

Uno tra i problemi che più frequentemente si ritrova a fronteggiare l’acquariofilo, specie se inesperto, è certamente quello causato da “Ichthyophthirius multifiliis” (Ich), un protozoo ciliato ectoparassita (opportunista o ectocommensale) dei pesci d’acqua dolce che, a causa della rapidità del suo ciclo vitale, se non trattato tempestivamente e correttamente può portare alla morte della fauna presente in vasca.
Classificazione, descrizione morfologica, studi
È un ciliato olotrico, classe Oligohymenophora, sottoclasse Hymenostomata, ordine Hymenostomatida, sottordine Ophryoglenina, famiglia Ichthyophthiridae.
Il parassita, visto al microscopio, presenta un corpo rotondo o ovoide, la bocca piccola e file longitudinali di ciglia sulla superficie del corpo, convergenti all’estremità anteriore (Pillay, 1990). Ha un grande macronucleo a forma di ferro di cavallo, un piccolo micronucleo e molti vacuoli contrattili; può avere un diametro fino a 1000 μm;

L’Ich infetta un’ampia gamma di specie di pesci d’acqua dolce in acquacoltura, causando gravi perdite anche economiche all’economia del settore; le risposte immunitarie adattive e innate a I. multifiliis sono state ampiamente studiate in molti pesci, tra cui trota iridea, pesce gatto, carpa, pesce zebra e pesce rosso, per comprendere le risposte del sistema immunitario contro i parassiti protozoi. (Jørgensen, 2017 – Zhao et al., 2013 – Gonzalez et al., 2007 – Christoffersen et al., 2017 – Cross e Matthews, 1993 – Graves et al., 1985). Questi risultati indicano che l’infezione da I. multifiliis induce infiammazione e attiva le risposte immunitarie innate dell’ospite.
La guarigione dall’infezione può comportare un’immunità a medio/lungo termine (Burgess e Matthews, 1995 – Dickerson, 2006).
Ciclo vitale
La velocità del suo ciclo vitale completo è influenzata dalla temperatura e dura circa 7 giorni ad una temperatura di 25°C. Temperature inferiori rallentano il processo, mentre quelle più alte lo accelerano. Dai 20 ai 25° il range “ottimale” per la proliferazione del parassita.
Tutti gli stadi dell’organismo sono ciliati.
– Il “Teronte” (forma libera del parassita) penetra attraverso il muco e invade l’epitelio della pelle e delle branchie.
– Muta in “Trofonte” , che si nutre e cresce fino a raggiungere un diametro di 800-1000 μm e si muove attivamente all’interno dell’epitelio. Se le difese immunitarie del pesce proveranno a combattere il parassita senza successo, questo completando la trasformazione diventerà inattaccabile per tutto il resto del ciclo. Il puntino bianco che si vede sulla livrea infatti, è proprio il frutto della reazione immunitaria.
Durante questa seconda fase, il protozoo si alimenta del sangue dell’ospite e si sviluppa, accumulando sostanze nutritive per le fasi successive.
– Il parassita esce dal pesce sotto forma di “Tofonte” maturo, che produce una ciste protettiva e si insedia nel substrato; qui si divide internamente per formare mediamente 500-1000 cellule figlie, i “Tomiti” (ricordiamo, partendo da un singolo parassita, motivo per cui la seconda e la terza ondata risultano devastanti per gli ospiti)
– I “Tomiti” si solleveranno in acqua per cercare ospiti da infettare (entro poche ore, altrimenti muoiono), facendo ripartire il ciclo.

Life-cycle of Ichthyophthirius multifiliis. 1) Infective theronts released from cyst. 2) Parasitic trophont stage. 3) Exiting tomont. 4) Cyst. 5) Dividing tomites within cyst.
Come riconoscere ed affrontare l’infezione
L’infezione da Ich è conosciuta come “malattia dei puntini bianchi“, poiché l’infestazione del parassita può essere individuata ad occhio nudo per le macchioline bianche di circa un mm di diametro distribuite sul corpo e sulle pinne quando questo si trova nella fase di Trofonte, quella di alimentazione del parassita. In realtà, come vedremo, il Trofronte agisce nell’epidermide e non in superficie. L’intero corpo dell’organismo è ricoperto da ciglia mobili, responsabili della sua motilità sia in acqua che all’interno del tessuto epiteliale ospite.

Prima di “affrontare” questo problema indesiderato nelle nostre vasche è molto importante conoscere caratteristiche e ciclo vitale del parassita, affinché le procedure messe in atto e le cure prestate siano realmente efficaci e risolutive.
La scelta del trattamento dovrebbe tenere conto di diversi fattori: specie di pesci colpita, dimensioni dell’acquario, presenza di piante…tutti fattori che possono indirizzare verso la migliore scelta terapeutica), ecc.
Più soluzioni infatti possono essere prese in considerazione per contrastare la patologia: a titolo esemplificativo, risultano efficaci formalina, verde malachite, rame, blu di metilene, cloruro di sodio, ecc.
I sintomi principali sono:
- All’esordio appaiono alcuni puntini bianchi sulla livrea del pesce, che inizialmente sono pochi e spesso collocati nella zona della pinna caudale e sulle metà posteriore.

- respirazione accelerata, a causa dei danni alle branchie che impediscono una respirazione ottimale. Il parassita vive nell’epidermide della pelle e delle branchie (Ewing e Kocan, 1992).L’Ich danneggia cute e branchie dell’ospite favorendo inoltre l’insorgenza di infezioni secondarie (come documentato nei loro studi anche da Xu et al. (2014).
- scatti improvvisi del pesce con sfregamento della livrea su piante ed arredi
- inappetenza
- alterazioni comportamentali
- improvviso abbassamento della temperatura dell’acqua
- scarsa qualità dell’acqua
- alti livelli di materia organica in decomposizione
- elevata densità di allevamento
- stress da “manipolazione”, trasporto inadeguato, errato ambientamento
- Alimentazione inadeguata dei pesci.
- Mancato/errato utilizzo del riscaldatore per i pesci che necessitano di temperature superiori a quelle ambientali delle nostre latitudini.
Evoluzione della patologia
- esordio:
Come detto in precedenza, sulla livrea del pesce infettato si potranno notare puntini bianchi che, nell’arco di 24 h spesso spariscono.
- seconda ondata
Non far caso a questo esordio o cadere nell’errore di credere che il problema sia rientrato può avere pesanti ripercussioni: entro qualche giorno (48/72 H), i puntini ricompaiono molto più numerosi, e soprattutto li troviamo anche su altri pesci.
I più colpiti, di solito, sono della stessa specie del primo; ma non è sempre così.
Durante questo secondo attacco, cominciamo a vedere gli effetti della malattia anche sul comportamento del pesce: chiusura delle pinne, scatti improvvisi, sfregamento contro gli arredi, lunghi periodi di immobilità vicino al fondo… Questi sintomi potranno variare a seconda della specie colpita.
Spesso molti ospiti superano anche questa seconda “ondata”, che sparisce da sola come la prima.

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- Terza ondata
Il terzo ciclo è quello letale per i primi esemplari colpiti, seguiranno nella stessa sorte gli altri (in particolare della stessa specie) per l’elevatissimo numero di parassiti a questo punto presenti in acquario, e solo perché sono stati attaccati nelle ondate successive alla prima.
il ciclo quindi, ricomincia da capo e sempre più devastante, finché ci sono pesci in vasca.
Come prevenire
Seppure il parassita è, come altri patogeni, presente in vasca, in una situazione ottimale di gestione, le difese immunitarie dei pesci saranno l’unica arma che servirà per evitare malattie.
Un pesce che vive in un contesto adeguato, con valori chimici corretti ed in assenza di fattori di stress ed alimentato in maniera varia e corretta non verrà mai sopraffatto dall’Ich.
Ma è anche vero che una procedura errata messa in atto dall’acquariofilo può determinare un indebolimento del pesce e delle sue misure di difesa, aprendo la strada al parassita: un cambio d’acqua errato, un trasferimento, un repentino sbalzo di temperatura, valori chimici non idonei alla specie…
Quali sono i pesci più soggetti alla patologia?.
Le specie amazzoniche in particolare, quelle che vivono in acque acide, sono particolarmente esposte a questa patologia, perché adattati a vivere in acque molto acide dove il protozoo non potrebbe sopravvivere, non hanno sviluppato difese immunitarie in grado di contrastarlo.
Possibili rimedi e terapie
Intanto è importante riconoscere prima possibile il problema ed intervenire immediatamente.
Uno dei rimedi consigliati e la termoterapia, che però non sempre basta a debellare il parassita, perchè se non attuata nella primissima fase, che però dura poche ore, non è efficace. Una volta sviluppatosi il Trofronte questo sarà praticamente invulnerabile e si moltiplicherà in poche ore. Inoltre da tenere in considerazione che temperature così elevate sono mal tollerate da molte specie (magari già debilitate dal parassita).
La procedura consiste nell’aumentare gradualmente la temperatura a 30° creando in vasca un forte movimento in acqua che renda la vita difficile al Teronte in cerca dell’ospite (non sono bravi nuotatori). La durata del trattamento è indicata in una settimana.
Il meccanismo di azione di tale terapia si basa sul concetto che il calore accelera il metabolismo del parassita, riducendo la durata complessiva del ciclo e, soprattutto, quello della ricerca di un ospite portando la durata della fase infettiva a pochissime ore.
L’inserimento dell’areatore (o più areatori a seconda del volume della vasca), nonché eventualmente di pompe di movimento ben orientate, ha lo scopo di muovere l’acqua dal basso verso l’alto rendendo quindi difficile nuoto e attecchimento del parassita.
In aggiunta è consigliato tenere spente le luci: il Teronte percepisce solo ombre, non ha una “vista” definita e tale circostanza, in aggiunta alla corrente creata dagli areatori, rende la ricerca dell’ospite ancora più difficoltosa.
Il sale, altro metodo utilizzato da alcuni acquariofili, risulta efficace solo ad elevati dosaggi (7/8 gr./L) e per un lasso di tempo prolungato, non meno di 7/10 giorni, condizione questa non tollerabile da molte specie che normalmente ospitiamo..
La terapia farmacologica
Nella maggior parte dei casi però, la procedura appena descritta risulta inefficace, proprio per la difficoltà di riconoscere il problema nella primissima fase ed intervenire tempestivamente (parliamo, come si diceva, di poche ore)
Quando la malattia è già in fase avanzata e si manifesta in maniera evidente è indispensabile utilizzare appositi farmaci e trattare tutta la vasca.
Se individuata in tempo ed in un numero molto limitato di esemplari, sarebbe possibile isolare questi ultimi in vasca di quarantena e trattarli fino a completa guarigione. Solo dopo aver ripreso “le forze”, per non rischiare una ricaduta, sarebbe possibile reinserili nella vasca principale. Il vantaggio è naturalmente quello di preservare i batteri “buoni”, il rischio, elevato, è quello di non risolvere il problema definitivamente.
La soluzione ottimale è quella di trattare tutto l’acquario mettendo il filtro a girare in un secchio per tutto il tempo del trattamento con acqua prelevata dalla vasca, o di estrarre i cannolicchi e metterli immersi in un contenitore con movimento indotto per ossigenare e mantenere vivi i batteri.
Molto importante l’aggiunta di batteri, possibilmente vivi (quelli da frigorifero), in occasione del successivo necessario cambio abbondante di acqua ed in quelli immediatamente successivi.
Per decenni il rimedio più utilizzato in acquariofilia ed acquacultura è stato il Verde Malachite, oggi vietato in libera vendita in quanto classificato come cancerogeno.
Oggi è utilizzato in quantità ridotte nei medicinali ad uso ittico.
La maggior parte dei prodotti chimici anti-ich contiene formaldeide, verde malachite, solfato di rame, una combinazione di formaldeide e verde malachite, o una combinazione di solfato di rame e verde malachite.
Altra sostanza utilizzata per le sue proprietà antibiotiche è il Blu di Metilene, che però non è altrettanto utile allo scopo.
Farmaci facilmente reperibili in Italia e link alle istruzoni
Protazol(Sera): link al bugiardino con istruzioni e dosaggi
Faunamor (Aquarium Munster): link al bugiardino con istruzioni e dosaggi
https://www.aquarium-munster.com/wp-content/uploads/2025/01/GA-FAUNAMOR-USA-AM-750011_D012025P.pdf
Anche con l’impiego dei farmaci è consigliabile l’aeratore per il movimento d’acqua e può essere utile il buio, sempre per non agevolare il Teronte ed impedire l’evoluzione in altri stadi della malattia che rendono il protozoo invulnerabile ad ogni trattamento, anche farmacologico.
E’ possibile anche allungare il trattamento di 24/36 h rispetto al bugiardino (magari effettuando un cambio parziale e ridosando in proporzione il farmaco). Una strategia per diminuire le probabilità di dover ripetere il trattamento (ricordiamo ancora che l’unica forma attaccabile del parassita è quella libera in acqua alla ricerca dell’ospite, quindi è importante che i “protozoi incistati nel fondo passino alla fase di nuoto non più protetti dalla loro “corazza”.
Utile ribadire ancora che la migliore medicina preventiva è la corretta gestione e che l’impiego di farmaci in vasca dovrebbe essere sempre ben ponderato e limitato all’indispensabile per diversi motivi.
Oltre che sull’parassita, questi colpiscono infatti anche la flora batterica che colonizza l’acquario, dal filtro, alle superfici agli arredi.
L’errato impiego può quindi facilmente causare problemi peggiori di quelli che si cerca di curare, provocando la morte dei pesci per avvelenamento da nitriti.
Ancora, l’impiego in abuso di tali preparati, così come avviene ad esempio per gli antibiotici ad uso umano, può provocare un “adattamento” progressivo dei patogeni ai farmaci utilizzati.