Le caridine davidii e cantonensis Parte 3

Chimica dell’ acqua – Manutenzione – Dimorfismo sessuale e malattie

Nella Parte 2 sulle Caridine davidii e cantonensis, abbiamo visto che i due gruppi di caridine vivono in ambienti con caratteristiche chimico/fisiche dell’acqua ben diverse tra loro che condizionano la scelta del layout e dei materiali da utilizzare. Mettiamo a confronto questi valori
PARAMETRI | pH | KH | GH | NO2 | NO3 | NH3/NH4 | EC | T °C |
C.DAVIDII | 7.0/8.0 | 3.0/5.0 | 7.0/9.0 | 0 | <5ppm | 0 | 400/500 uS | 19/23 |
CARIDINE CANTONENSIS | 6.0/6.5 | 0/1.0 | 4.0/6.0 | 0 | <5ppm | 0 | 200/320 uS | 19/23 |
Cambi parziali
Abbiamo visto precedentemente che il basso impatto inquinante delle caridine consente cambi parziali moderati del 10/15% con un distanziamento di 3 settimane.
Nel caso effettuate una fertilizzazione anche blanda onde evitare un accumulo di nutrienti che potrebbe mettere a rischio la vita delle caridine (lo stesso K, diversamente dai pesci, può diventare tossico per questi animali oltre determinate concentrazioni) è bene ridurre i tempi a 14 o 7 giorni.
Qualunque sia il tempo tra un cambio ed un altro l’ aspetto molto importante è di ricostruire l’ acqua con gli stessi valori di durezze e temperatura e EC o quanto meno più vicini possibili a quelli in vasca.
L’ inserimento dell’ acqua sia nel cambio parziale che nel ripristino del livello (in questo caso usare solo RO) deve essere fatto lentamente.
Il modo più semplice per preparare l’ acqua per il cambio è usare RO, sali per regolare le durezze (meglio se specifici per le caridine) ed una penna per misurare la EC. Dovete semplicemente aggiungere i sali sino ad ottenere la EC desiderata. Se fate il tutto in un contenitore con una piccola pompa che smuove l’ acqua sarà semplice ed agevole.
Questo può essere eseguito facilmente sistemando il contenitore con la nuova acqua sopra l’ acquario e sfruttando il principio dei vasi comunicanti far gocciolare attraverso il tubicino la nuova acqua in vasca.
Manutenzione del fondo
Poichè le caridine generano un bassissimo impatto organico è consigliato non sifonare il fondo visto che su di esso si forma una microfauna importante al benessere dei gamberetti.
Tutto ciò ovviamente a condizione che si somministri il cibo in modo da evitare eccessi.
Potete trovare in commercio piattini di vetro o di argilla da mettere sul fondo della vasca su cui inserire il cibo eliminando eventualmente quello residuo (quello che non viene mangiato nel tempo di 30/60 minuti) aiutandovi con un piccolo tubicino.

Alimentazione
Le caridine come tutti i gamberetti sono animali detrivori per cui in natura hanno un’ ampia scelta di nutrienti soprattutto di natura vegetale. Alghe, foglie in marcescenza (non fate mai mancare una foglia di catappa nella vasca) ed animali morti.
In commercio trovate molti prodotti in pellet o stick con ingredienti diversificati (preferite quelli con un contenuto vegetale intorno al 70% ed il restante 30% basato su proteine animali, sali e vitamine).
Potete usare verdure sbollentate per un 1 o 2 minuti (zucchine, carote, broccoli e spinaci) ed infilzate in spiedini di legno su cui i gamberetti si raduneranno per cibarsene (eliminate lo spiedino dopo un’ ora).
Variate giornalmente l’ alimentazione ed eliminate entro un’ ora tutto ciò che non sia mangiato per mantenere l’ ambiente il più sano possibile. Ricordatevi che durante la giornata esse pascolano alla ricerca continua di micro alghe e microfauna.
Dimorfismo sessuale e comportamenti.

A volte le immagini valgono più di tante parole. Nella maturità sessuale le caridine presentano un dimorfismo sessuale marcato.
Le femmine sono più grosse del maschio ed il loro colore è più intenso senza presentare trasparenze.
Le capacità degli allevatori hanno permesso di selezionare maschi colorati quasi come le femmine quindi questa non è sempre una regola fissa.
Altro aspetto distintivo è il ventre arrotondato delle femmine rispetto a quello dei maschi che si presenta lineare. Nelle varietà che non presentano colori particolarmente intensi ed opachi si riesce a distinguere la sacca ovarica che si trova nel cefalotorace ovvero il tratto del carapace prossimo al primo segmento addominale. Quando la colorazione presenta trasparenze un occhio esperto riesce a distinguere le due sacche ovariche presenti ai lati della “sella” e persino le uova in formazione.

La colorazione delle uova raccolte tra i pleopodi durante il periodo d’ incubazione possono avere colorazioni diverse a secondo della razza, generalmente vanno dal giallo chiaro al verde.

Quando non sono fecondate nell’ arco delle due settimane vengono espulse. È stato dimostrato che, dato il loro comportamento non aggressivo, le caridine tollerano una condizione di alta densità che le rende fattibile come specie ornamentale.
E’ anche vero che quanto più è alta la densità tanto più questa può interferire sulla crescita in termini di peso (si mantengono più piccole). La competizione intraspecifica si verifica quando due o più individui della stessa specie competono per una risorsa limitata come cibo, riparo, spazio o qualsiasi altro fattore cruciale per la riproduzione o la sopravvivenza.
Questa info ci fa capire quanto sia importante nutrirle bene, creare dei ripari nel layout ed inserire un maschio per ogni due o tre femmine.
Le femmine sessualmente mature dopo la muta con cui si libera del suo vecchio esoscheletro inizia a liberare i feromoni. I maschi, eccitati dai feromoni liberati dalle femmine, iniziano a cercarle nuotando continuamente nella vasca come se danzassero.
La fecondazione dura pochi secondi dopodichè le femmine cominciano ad appartarsi per stare tranquille e le uova inizieranno a scendere dalla sacca ovarica tra i pleopodi che con il loro continuo movimento le terranno bene ossigenate.
La durata dell’ incubazione può oscillare dai 23 ai 30 giorni.
I piccoli a differenza delle caridine multidentata (Japonica o Amano) sono dei gamberetti perfettamente formati ed autonomi nel cercare il cibo così come fanno gli adulti.
Malattie
Anche le caridine sono soggette ad ammalarsi e spesso alcune patologie da cui sono colpite possono arrivare a portare a morte l’ intera colonia.
Un denominatore comune a molte malattie è una cattiva gestione del caridinaio ovvero acquari sporchi a seguito di una scarsa manutenzione della vasca.
La sporcizia è spesso causa della formazione di agenti patogeni quali batteri, funghi ed altri parassiti. Vediamo quali sono le principali patologie
Ruggine
La malattia della ruggine può essere descritta come una progressiva degradazione del guscio dei gamberetti. È caratterizzato esternamente dalla comparsa di lesioni a macchie scure sulla superficie dell’esoscheletro. Queste erosioni esoscheletriche sono in gran parte attribuite ai batteri chitinolitici a cui appartengono i generi Vibrio, Aeromonas, Pseudomonas, Alteromonas, Flavobacterium, Spirillum, Moraxella, Pasteurella e Photobacterium

La distruzione del carapace è operata da un enzima, la chitinasi. Inoltre recenti studi hanno evidenziato che questi batteri essendo diversi possono penetrare nei tessuti molli operando danni anche all’ interno del corpo e non solo sull’ esoscheletro. Tutti i crostacei, caridine comprese, non hanno un sistema immunitario “basato sulla memoria” specifico, adattativo e a lungo termine. Le loro difese dipendono dall’immunità innata che risponde agli antigeni comuni sulle superfici cellulari di potenziali agenti patogeni.

Queste macchie scure ben identificabili (vedi foto) colpiscono non solo il carapace ma anche i segmenti addominali. La colorazione nera delle lesioni è il risultato della melanizzazione, una risposta di difesa (immunitaria) innescata dal danno del guscio. Oltre alla macchie scure i gamberetti colpiti dalla ruggine presntano sintomi di debolezza, anoressia, perdita degli arti, minore fecondità e infine mortalità.
Cura.
Trattandosi di una patologia contagiosa va immediatamente curata per evitare che ne possa essere colpita l’ intera colonia.
Il trattamento di elezione è l’ acqua ossigenata ed il suo successo è inversamente proporzionale al tempo d’ inizio della terapia; più ritardiamo è più difficile sarà la guarigione che comunque non sempre è garantita anche da un intervento precoce.
Il trattamento va eseguito utilizzando acqua ossigenata al 3% distribuendo sulla superficie un volume pari a 1,5 ml/die per ogni 4,5 L di acqua ripetendolo per almeno tre giorni.
Successivamente fare un cambio di acqua ed integrare con un attivatore batterico. La decolorazione delle macchie sino alla loro scomparsa indica l’ avvenuta guarigione.
Attenzione: evitate assolutamente un sovradosaggio del perossido di ossigeno in quanto questo non solo può risultare tossico per i gamberetti ma potrebbe danneggiare irrimediabilmente muschi e bucefalandre.
Alternative al perossido sono i rimedi naturali come le foglie di catappa che contengono la quercetina dalle note proprietà antifungine e antinfiammatorie e le pignette d’ ontano in grado di stimolare le difese immunitarie.
Mionecrosi infettiva
Si tratta di una batteriosi infettiva provocata da ceppi batterici del genere Aeromonas.
Questa patologia si manifesta con uno sbiancamento della parte polposa ovvero dei muscoli che arrivano ad assumere una colorazione bianca lattiginosa senza altri sintomi premonitori. I gamberetti sembrano godere di ottima salute a parte la colorazione che progressivamente diventa sempre più lattiginosa portandole a morte improvvisa.
Il trattamento è a base di foglie di catappa e pigne d’ ontano o facendo ricorso agli antibiotici a cui deve seguire un filtraggio con carbone attivo, sostanzioso cambio di acqua e aggiunta di batteri per favorire la colonizzazione della vasca.
Malattia della coda bianca
Molto simile alla mionecrosi infettiva questa patologia ha origini diverse.

La necrosi muscolare nei gamberetti spesso provoca la comparsa di lesioni bianche opache nel muscolo della coda in risposta a fattori ambientali come basso ossigeno disciolto, sbalzi di temperatura o salinità o altro stress. Una grave ipossia, una carenza di ossigeno nei tessuti, può verificarsi nella fase terminale di molte malattie infettive e provocare necrosi dei muscoli addominali.
Cura
Tenuto conto delle possibili cause, un sostanzioso cambio di acqua ed un’ alimentazione ricca in acidi umici quindi foglie di catappa rappresenta il trattamento elettivo.
Scutariella Japonica
Questo nematode introdotto attraverso l’ importazione di gamberetti dai paesi asiatici si presentano come piccole ramificazioni bianche sulla testa e vicino al rostro. la lunghezza va dai 1 a 2 mm e ricorda vagamente la planaria. La scutariella depone le uova a livello del carapace vicino alle branchie e quando avviene la muta queste vengono rilasciate colonizzando le altre caridine dopo la loro schiusa. A volte capita di trovare le loro uova all’interno dei piattini usati per alimentare i gamberetti.

Questo nematode di per sè non è pericoloso per la vita dei gamberetti ma se il numero di parassitaggio diventa elevato andrà ad interferire con la respirazione sino a provocare la morte.
Questo nematode di per sè non è pericoloso per la vita dei gamberetti ma se il numero di parassitaggio diventa elevato andrà ad interferire con la respirazione sino a provocare la morte.
Cura
Il trattamento di elezione è il noto “No planaria”
Planarie

Diversamente dalla scutariella la planaria è in grado di portare alla morte i gamberetti infestati in quanto essa riesce a penetrare al suo interno specialmente subito dopo la muta ed inizierà a cibarsene. Le planarie non sono rare negli acquari e l’ abbondanza di cibo non mangiato ne facilità la rapida riproduzione. Esse si riproducono sia per via asessuata in quanto ermafroditi ma anche per via sessuale. Entrambe le specie sono carnivore. Una caratteristica di questi nematodi è la facilità con cui riescono a rigenerare da una parte del corpo la parte restante quindi mai ucciderli schiacciandoli.
Cure
Alcuni pesci si nutrono delle planarie ma si nutrono anche dei gamberetti quindi li escluderei come sistema risolutivo. Per eliminarle possiamo ricorrere al solito e noto trattamento chimico con il “No planaria” oppure usare delle apposite trappole. In commercio ne esistono di diversi tipi, sia in vetro che in materiale plastico

Vorticella
Si tratta di un piccolo protozoo ciliato che si attacca vicino alla bocca o alle branchie.
Anch’ essa di per sé non è pericolosa a meno che la colonia è tale da creare difficoltà di respirazione e portare alla morte i gamberetti colpiti.
La vorticella come altre patologie può essere facilmente prevenuta ponendo molta attenzione ad una buona igiene, alta qualità dell’acqua, manutenzione regolare ed evitare densità di popolazione molto elevata.

Infezioni fungine

Concludo questa sezione delle malattie con le fungosi.
Le micosi indotte dai funghi possono colpire sia gli organi interni, causando la morte, che le parti esterne.
La maggior parte dei gamberetti è in grado di resistere bene alle infezioni fungine, a condizione che abbiano un solido sistema immunitario.
Diagnosticare una micosi interna è impossibile a meno che non abbiamo dimestichezza con il microscopio ed il procedimento per l’ analisi; invece possiamo facilmente diagnosticare una micosi esterna tra l’ altro anche facilmente curabile.
Generalmente queste micosi sono sostenute da “Achlya” o “Saprolegnia” come avviene anche nei pesci. Non è raro che a seguito della muta il gamberetto si libera non solo del suo esoscheletro ma anche della micosi.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Journal of Crustacean Biology, Volume 37, Issue 4, July 2017, Pages 367–373
Aquariumbreeder.com/rust-disease-in-a-shrimp-tank-treatment Breeders & Keepers – Shrimp Magazine Donald V. Lightner, Ph.D et altri, White tail disease in shrimp mimics infectious myonecros;
Global Seafood Alliance-Health & Welfare; 1 may 2008
Caridine davidii e cantonensis PARTE 1
Caridine davidii e cantonensis PARTE 2
Caridine davidii e cantonensis PARTE 4